Teatro

Gabriele Cirilli: 'Proietti come insegnante? La Qualità con la Q maiuscola'

Gabriele Cirilli
Gabriele Cirilli

"Parlamo poco, fateme vede': ecco cosa ci diceva Proietti in teatro. Frequentare la sua scuola mi ha dato insegnamenti validi per tutta la carriera", racconta l'attore abruzzese, che torna sul palco lo spettacolo #TaleeQualeaMe.

Gentile, sorridente, professionale. Gabriele Cirilli ha cinquant’anni, trenta di carriera e ha ancora un’umiltà straordinaria nell’approcciarsi al suo lavoro e al suo pubblico. Merito di grandi maestri, ma anche di un’intelligenza non comune, che ha saputo guidarlo in un percorso non sempre facilissimo. In quest’intervista ci racconta anche la differenza tra visibilità e successo, pronto a cogliere suggerimenti en-passant su un ritorno in scena di Tatiana…

Lei arriva dalla gloriosa scuola di Gigi Proietti. Qual è stato l’insegnamento-cardine?
L’importanza di una scuola è la qualità. E io, avendo fatto quella scuola, ho potuto davvero constatare che c’era la qualità alla base di tutto l’insegnamento, la qualità degli insegnanti soprattutto. Una qualità con la Q maiuscoila: ho avuto come maestri Vittoria Gassman, Paolo Panelli, Vanna Polverosi, Arnoldo Foà, non so se mi spiego. Ancora oggi mi ricordo gli insegnamenti di come muovere il corpo sul palcoscenico e la mimetica facciale: per l’attore è fondamentale conoscere queste tecniche, che gli serviranno per tutta la sua carriera artistica.

Qual è la grandezza di Proietti?
Quando veniva, ci diceva in romanesco: “parlamo poco, fateme vede”, poi lui saliva sul palco e ci mostrava come l’avrebbe fatta lui, correggendo i nostri errori. Proietti è un attore completo; in Italia è raro trovare attori con le sue qualità e capacità. Qui uno o è comico o è drammatico; o fai cinema o fai TV. In America invece esistono attori che possono fare tutto, come Billy Cristal, Ben Stiller, Steve Martin, Jim Carrey, Tim Robbins: hanno tutti iniziato con il cabaret per poi fare anche film impegnati.

In teatro, come in letteratura, è più difficile far ridere che piangere. E' d'accordo?
Far ridere è una liberazione per il corpo; è molto più semplice arrivare alle persone “giocando” sui sentimenti e sulla commozione. Maria De Filippi ha capito quest’aspetto e usa benissimo questa caratteristica, facendolo oltretutto molto bene, vedi “C’è Posta per te” e molte altre trasmissioni strappa-lacrime. E’ difficilissimo far ridere, soprattutto quando non sei conosciuto. Agli inizi della mia carriera mi presentai in un locale e dissi al proprietario che non mi conosceva: “Salve, sono Cirilli, sono qui per lo spettacolo” e lui mi rispose “con quella faccia mi sembravi l’idraulico”. Poi è successa una cosa stranissima quella sera: c’era uno del pubblico che continuava a fare battute su battute durante il mio spettacolo. Allora gli chiesi: “Dimmi la verità, tu fai il comico”, e lui ribattè: “No, faccio l’idraulico”. I casi della vita.

Com’è fare il comico in TV rispetto al teatro?
Sono due modi completamente diversi: in TV devi essere veloce, non puoi lasciare il pubblico più di trenta secondi senza una risata. In teatro invece puoi permetterti di costruire lo sketch, preparare il pubblico, per poi arrivare alla battuta.

C'era anche un suo sketch anni fa, che vedeva i comici in terapia per perdere la capacità di far ridere. Una scelta curiosa. Ce lo racconta?
Lo facemmo io, Leonardo Manera e Paolo Scarpelli a Zelig. Inventammo questa cosa di disintossicarci dalle battute, ma immancabilmente saltava fuori una battuta o un tormentone e allora dovevi ricominciare tutto daccapo. Mi ricordo però che lo facemmo per poche puntate perché non piaceva molto a Bisio, che preferiva battute continue.

Che spettacolo è “Tale e Quale a Me”?
#TaleeQualeaMe è il mio hashtag, è il mio contenitore di frasi e immagini tutte sullo stesso argomento, ossia la mia vita portata sul palco: da ogni foto del mio album ne esce uno spunto per parlare, ridere, riflettere, monologhi, canzoni, sketch... c’è tanta roba dentro.

ll suo è un successo che nasce dalle difficoltà più forti, familiari soprattutto.
Di successo può parlare Proietti, io ho avuto un po’ di visibilità soprattutto grazie alla televisione e alla mia voglia di arrivare e di impormi in questo mondo. E’ vero, ho avuto molte difficoltà da giovane, ma con la caparbietà e la voglia di rivalsa sono riuscito a ritagliarmi un mio piccolo spazio. Quando uno ha “fame” prima o poi ci arriva.

Lei vive a Milano, ma si sa che è legatissimo a Sulmona. Che rapporto ha oggi, dopo le ultime vicissitudini del terremoto, con le città della sua vita?
Il Nord lo amo perchè mi ha “consacrato” artisticamente; poi amo Roma perché mi ha dato i natali artistici e amo Sulmona perché mi ha dato quelli veri, ma ho un rapporto strano con la mia città, dove comunque ci sono i miei parenti, mia madre, i miei ricordi. Lavoro veramente poco in Abruzzo e di questo tour faccio solo una data, oltretutto organizzata da un pugliese. Mi piacerebbe lavorare e condividere le gioie con la mia città e con la mia gente.

Tatiana nel 2017 sarebbe una super-milf: con tutti i social e la mania di apparire scoprire davvero chi è Tatiana non sarebbe affatto difficile. O no?
Cavolo, che bella idea, potrei proporre un Tatiana milf in futuro! (ride). Gino (di Gino e Michele di Zelig, ndr) mi aveva chiamato per tornare a Zelig a fare Tatiana, ma dopo essermi vestito da Tatiana davanti allo specchio, proprio non mi ci vedevo a 50 anni. Gli ho detto di risparmiarmi questa figura. Ma pensandoci bene, una Tatiana mamma milf, con un figlio, coatto pure lui, che si fa i selfie, che ha una pagina Facebook personale, che commenta in modo grezzo i fatti del giorno  non sarebbe male. Ci penso!